Eccoci al consueto appuntamento con lo scrittore Valter Fontanella, che ci ha inviato uno dei suoi ultimi racconti.

 

 

 

 

di Valter Fontanella

 

Un guasto dell’automobile

 

Credo che, nel trascorrere degli anni, sia capitato a quasi tutti i guidatori di trovarsi alle prese con un guasto imprevedibile dell’automobile, che all’improvviso si è bloccata al margine di una strada o dentro il garage di casa. A parte un comprensibile scatto d’ira iniziale, quali potevano essere state le reazioni successive? Qualcuno poteva aver pensato che era giunto il momento di liberarsi di quella autovettura, per acquistarne finalmente una nuova, e mettersi così al riparo per qualche tempo dai guasti. Forse. Molti, al contrario, in presenza di un guasto non gravissimo o irreparabile, potevano averlo considerato soltanto un noioso inconveniente, una molesta seccatura, se l’inconveniente riguardava, tanto per fare un esempio, l’impianto di accensione. Un guasto che, una volta individuato, poteva essere riparato con relativa facilità. E allora, in difetto di possibili e adeguate capacità personali di intervento, per la necessaria riparazione si erano affidati alle solerti attenzioni di un elettrauto, nel caso specifico di un danno all’impianto elettrico, o, in generale, alla diligente sollecitudine di un meccanico, se di altro genere era stato il guasto. Ovviamente si erano affidati al riparatore di fiducia, se il problema si era verificato sotto casa, oppure nelle immediate vicinanze. In caso diverso, se il fattaccio era accaduto lontano da casa, si erano rivolti al primo meccanico disponibile, uno qualsiasi, e, nella sua competenza, oltre che nella tempestività del suo intervento, avevano riposto ogni speranza di riprendere quanto prima il viaggio bruscamente interrotto. Nel caso di un’automobile con motore diesel la situazione poteva essere stata un attimino più complicata, ma non certamente irrisolvibile. Quasi sempre, comunque, il nostro automobilista avveduto e scrupoloso si affidava a un meccanico, con la speranza che si trattasse di cosa di poco conto e che fosse possibile, prima di tutto, riprendere immediatamente l’uso abituale dell’automobile. Poco tempo dopo, in genere, il nostro automobilista ipotetico riacquistava comunque e rapidamente l’abituale e solida fiducia nel mezzo meccanico, sul momento entrata sgradevolmente in crisi. Per molti altri guidatori un guasto inaspettato poteva invece essere stato fonte di notevoli preoccupazioni, oltre che di pericolo, se, per esempio, riguardava l’impianto frenante. Premere il pedale del freno e sentire che il pedale va a fondo e intanto vedere che l’automobile non rallenta e tanto meno si ferma, è sicuramente una situazione terrorizzante, soprattutto se ci si trova in coda, oppure in discesa su una tortuosa strada di montagna. Ma anche se il guasto riguarda la conduzione su strada dell’automobile la situazione non è per nulla tranquilla. Lo scoppio di uno pneumatico, una rottura delle sospensioni o un guasto dello sterzo, soprattutto se in quel momento l’automobile viaggia a velocità sostenuta, sono situazioni potenziali di pericolo molto gravi. Anche in questo caso però, se non si era verificato un vero e proprio incidente, un ripristino più o meno rapido della funzionalità dell’automobile aveva fatto rinascere presto la fiducia nel mezzo meccanico. E ciò avveniva anche se, al momento in cui si era verificato il danno potenzialmente pericoloso, i rischi erano stati notevoli e la preoccupazione per l’incolumità propria o di chi veniva trasportato come passeggero era stata fortissima. Bene. Tutto questo in pieno giorno e alla luce del sole. Ma cosa succede se l’idea, la pura e semplice idea, di un guasto dell’automobile si presenta in piena notte? Proprio stanotte mi sono svegliato ripensando a un piccolo ma importante fatto che riguarda la mia automobile. Alcuni giorni fa, di prima mattina, avevo un appuntamento abbastanza importante a Mirano. Purtroppo mi ero svegliato piuttosto tardi. Per arrivare in tempo all’appuntamento, avevo pensato di raggiungere il posto servendomi di necessità dell’automobile. Per inciso la mia auto talvolta rimane chiusa in garage anche per settimane. A me piace molto camminare e girare in bicicletta, ma anche servirmi dei mezzi pubblici, che trovo particolarmente comodi, soprattutto quando devo raggiungere posti in cui è difficile, o quasi impossibile, trovare da parcheggiare. Dunque sono entrato in garage senza alcun dubbio o premonizione, pronto a giovarmi una volta tanto dell’automobile, ma quando ho girato la chiave di accensione e ho tentato di mettere in moto, il motore ha rifiutato con proterva ostinazione di partire, anche se, sotto l’impulso del motorino d’avviamento, girava regolarmente. Forse è profondamente offeso per il disinteresse con cui troppo spesso lo tratto, mi sono rimproverato, oppure i lunghi abbandoni lo hanno fatto incattivire di brutto, e adesso in qualche modo vuole farmela pagare. Comunque fiducioso nella sua comprensione, tante volte dimostrata, ho riprovato a metterlo in moto, ma, nonostante tutti i miei ripetuti tentativi, nel farlo ho rischiato perfino di scaricare completamente l’accumulatore, il motore, intestardito, si è rifiutato ostinatamente di partire. Per fortuna con una provvidenziale telefonata sono riuscito a salvare il mio appuntamento e a differirlo di un’ora almeno. Camminando molto velocemente ho raggiunto la più vicina fermata dell’autobus e sono anche arrivato alla meta con un anticipo di pochi minuti sul nuovo orario che avevo concordato per l’appuntamento. Avvisato dalla lezione impartitami dal motore al mattino, nel pomeriggio dello stesso giorno ho contattato l’amico meccanico che ha l’officina a un centinaio di metri da casa mia. Gentilmente lui mi ha seguito fino al garage di casa e in pochi minuti ha provveduto a individuare e riparare l’inconveniente all’impianto di accensione del motore. Gli era stato sufficiente rilevare che le candele non mandavano scintilla. Il cavo che va dalla bobina alla calotta dello spinterogeno, mi ha quindi spiegato, si era in qualche modo ossidato in un punto interno, e dunque in una posizione quasi impossibile da rilevare. Con tutta la buona volontà che avrei potuto metterci, ha precisato il meccanico, in quelle condizioni non sarei mai riuscito ad avviare il motore. Una veloce sostituzione del cavo incriminato, e il motore si è messo a girare tranquillamente. Un solo consiglio, ha aggiunto il meccanico: sarebbe opportuno che, con mio comodo, portassi per qualche ora l’automobile in officina, in modo da fare un piccolo controllo generale. E questo è proprio quello che ho fatto senza indugio, il giorno dopo. Giunto a termine quel controllo assai approfondito, questa era stata la mia specifica richiesta, e riportata nel garage di casa l’automobile, erano finite le peripezie alla luce del sole. Ma che mi è successo stanotte, a qualche giorno di distanza da quel controllo? Ecco il risveglio non inusuale in piena notte. Di solito dopo pochi minuti riprendo sonno. Questa volta mi piomba invece addosso quasi immediatamente una subdola e viva preoccupazione, di sicuro indotta dal pensiero del recente guasto dell’automobile. Comincio a chiedermi se non ci sono altri problemi nascosti, che aspettano il momento meno opportuno e più pericoloso per venire alla luce, e che nemmeno il lungo e scrupoloso controllo generale condotto dal meccanico ha potuto portare alla luce. Mi chiedo se non c’è qualche pezzo, ben più importante di un cavo dell’impianto elettrico, che sta per cedere, con mio grave rischio. Certo, l’auto mi ha servito fedelmente per tanti anni, e ancora mi serve, ma anche per lei può essere sopraggiunta la vecchiaia, con tutte le debolezze e i malanni conseguenti. L’ho sempre fatta controllare con regolarità dai meccanici, ma si sa che certi danni, certe debolezze strutturali, certi problemi nascosti sono difficili da rilevare, e che con l’età possono manifestarsi all’improvviso e con esiti abitualmente imprevedibili, ma sempre piuttosto pericolosi. Non accade così anche agli esseri umani? E allora comincio a pensare che non tutto è prevedibile, che le riparazioni, per quanto accurate, del mio bravo meccanico non saranno in grado di provvedere a tutti i danni invisibili che lo scorrere degli anni ha ineluttabilmente prodotto. Che una spada di Damocle penda sulla mia automobile, e, di conseguenza, anche su di me come guidatore? Mi chiedo preoccupato. Ma la preoccupazione aumenta quando penso che non pende soltanto su di me, ma anche sui miei cari e su coloro che potrei portare come passeggeri e che esporrei ai pericoli di un’automobile ormai decisamente inaffidabile. Una sequenza catastrofica di pensieri mi assilla e mi tiene desto. Mi chiedo allora se non è venuto il momento di liberarmi di quell’automobile decrepita, che pure mi ha servito coscienziosamente per tanti anni. Mi chiedo se non è venuto il momento di chiamare un carro attrezzi, per evitare di correre ulteriori pericoli portandola di persona in campo di demolizione, e di affidare l’automobile allo sfasciacarrozze, perché questo mi sembra il solo modo per liberare una volta per tutte me e i miei cari da un oscuro pericolo sempre incombente. E adesso, a tarda ora e dopo una splendida giornata vissuta in larga parte in allegria, cosa accade delle tante preoccupazioni che mi hanno assillato la notte scorsa? Nel primissimo, limpido pomeriggio primaverile ho provato un desiderio intenso di uscire in auto, e insieme ho deciso che valeva la pena di fare un bel giro di controllo delle condizioni di salute dell’automobile, percorrendo strade varie, compreso un tratto di montagna. Ho proposto allora a mia moglie una breve gita pomeridiana, di raggiungere magari il Bosco di Cansiglio. Il percorso mi pareva infatti rispondere ottimamente alla mia esigenza di testare, e senza andare lontano da casa, l’automobile: un percorso autostradale da Mestre a Conegliano, poi strade statali e infine un bel tratto di strada di montagna. Lei ha detto che la proposta le andava a genio, ha quindi aggiunto con un sorriso che il pomeriggio era completamente libero da impegni e che potevamo andare a prendere un caffè in montagna. Senza indugio ci siamo messi in movimento. E’ ovvio che, quando abbiamo raggiunto il tratto in cui la strada ha cominciato a salire e si sono presentate le condizioni opportune, ne ho approfittato per scalare marce e spingere su di giri il motore, che girava, ma direi cantava, alla perfezione. Ho dunque percorso, rispettando pur sempre la destra della carreggiata e con l’auto che teneva perfettamente la strada, la salita fino all’Altipiano con una certa spedita vivacità. E ho insistito un poco a farlo, anche se questo mi ha attirato più di una volta i risentiti e vivaci rimbrotti di mia moglie, nonostante stessimo percorrendo la salita. Dopotutto non eravamo in discesa, le ho fatto notare, in quel caso, come lei ben sa, le mie cautele nel condurre l’automobile aumentano di molto, e senza bisogno di richiamarmi all’ordine. E in effetti, scendendo dal Consiglio, ho guidato con molta calma e ho potuto ancora una volta controllare l’efficace funzionamento dei freni. E adesso, a notte inoltrata e in procinto di andare a letto, sono più che mai convinto che ha ben poco senso condannare a una distruzione prematura un’automobile ancora tanto sicura e affidabile come la mia, che può vantare una carriera tanto gloriosa e onorata, conquistata anno dopo anno su tutte le strade delle Dolomiti. Un’automobile che, per di più, non ha mai subito danni alla carrozzeria, è stata ogni volta riparata con pezzi di ricambio assolutamente originali ed è entrata da qualche tempo e con fiero orgoglio nel mondo esclusivo e prestigioso delle auto d’epoca.